La seconda guerra mondiale viene raccontata come la lotta tra "bene e male". Fra belzebu e gli angioletti che pisciano dalle nuvole orlate d'oro. Tuttavia, basta guardare con occhi liberi per accorgersi che la narrazione fa acqua da tutte le parti.
Si dice che la guerra sia scoppiata per difendere la Polonia, perché Hitler l'aveva invasa. Quando, però, Stalin fece lo stesso, il 17 settembre 1939, nessuno fece un cazzo. La verità è che, agli alleati, non interessava salvare la Polonia ma distruggere la Germania nazista.
Si ripete fino alla nausea che Hitler aveva mire espansionistiche. Stalin non invase la Finlandia? Non si prese i Paesi Baltici? Non strappò alla Romania la Bessarabia? Evidentemente l'espansionismo di Stalin era tollerato, quello di Hitler no. Perché? Perché ? Perché? Perché cazzo ? Uno aveva osato ribellarsi al sistema finanziario internazionale, l'altro ne era funzionale. Hitler fece saltare il banco con le MEFO-Wechsel e mostrò che si poteva crescere senza oro di Londra e senza dollari di Wall Street. Questo fu il suo vero crimine.
Poi la morale a doppio taglio. Parlano di razzismo, ma nel 1943 Churchill lasciò crepare quattro milioni di indiani nella carestia del Bengala. Nessuno ricorda perché non erano ebrei, quindi non godono di tutto l'impianto mediatico che li circonda. Jesse Owens, il campione olimpico, raccontò che fu Roosevelt a rifiutarsi di riceverlo alla Casa Bianca per il colore della pelle, mentre Hitler lo salutò senza problemi.
Il massacro di Katyn? Per cinquant'anni imputato alla Germania, quando era stato Stalin a far massacrare oltre ventimila ufficiali polacchi. Coprire l'alleato era più importante della verità. I campi della morte di Eisenhower? Milioni di prigionieri tedeschi ammassati all'aperto, privati dello status di prigionieri di guerra per cavilli burocratici, lasciati morire di fame, freddo e dissenteria. Fosse comuni nel cuore dell'Europa liberata. Oggi taciute, rimosse, negate.
Questa non è una storia di "democrazie" contro "dittature". È la storia di potenze che hanno riscritto i fatti a proprio uso e consumo, assolvendo sé stesse e condannando solo il nemico sconfitto. La seconda guerra mondiale è stata raccontata come una crociata morale, ma fu una guerra per il potere. E la memoria selettiva degli alleati ne è la prova più grande.